sabato 23 marzo 2013
ODIO
DI RITA BELLACOSA
Il commercio dei pensieri, gli spot presaingiro, la televisione dei cretini, la brama di denaro ottenuto con mezzi illeciti, i prepotenti, i truffatori che siedono sulle poltrone di comando, i venduti, i venduti , i parassiti, gli ipocriti, i mantenuti da conduttrici televisive furfanti e truffatrici che mentono per ingraziarsi il pubblico credulone, l'incapacità di indignarsi, la connivenza silenziosa con questa società e questo mondo maleodoranti! Odio il pressapochismo e il lassismo. Amo spudoratamente ciò che mi somiglia, forse perché, molti dicono, per fortuna, è difficilissimo da trovare...
Soffro sempre di più l'essere Italiana
TUTTI I DIRITTI RISERVATI. RITA BELLACOSA 2012
mercoledì 2 maggio 2012
RITA BELLACOSA in difesa dei deboli
Uscimmo dalla villa via lago, su un piccolo motoscafo, diretti al piccolo borgo sull'altra riva per una cena con amici americani appena arrivati a farci visita dalla California. All' entrata del locale notai un ragazzo indiano che vendeva rose rosse. Il proprietario del ristorante lo stava cacciando a manate perchè, diceva, disturbava i clienti. Vidi la vergogna e la fame negli occhi di quel ragazzo. Non potei resistere e intervenni. Con una battuta apostrofai il ristoratore che si produsse in mille scuse e salamelecchi vari ( con me, non con il ragazzo) . E scappò dentro imbarazzato. Diedi 100 euro a quel ragazzo. Voleva darmi le rose; dissi di no. Mi sentii migliore.
sabato 17 ottobre 2009
DOSSIER DARFUR di RITA BELLACOSA prima puntata
http://www.055news.it/
Società
Firma : Rita Bellacosa
Il Nudo e Il Crudo: Il Darfur17/10/2009 - 20:57
Il Darfur, “terra dei Fur”, regione sud-occidentale del Sudan, è abitato in parte da tribù nomadi arabomusulmane dedite alla pastorizia, e in parte da tribù stanziali africane di religione animista, cristiana e musulmana dedite all’agricoltura. Poveri gli abitanti ma ricchissimo il territorio di risorse minerarie e petrolifere che esporta soprattutto in Cina. Dal 2003 il Darfur è diventato un immenso campo di sterminio e distruzione; 300.000 civili massacrati, migliaia di stupri, più di due milioni e mezzo di profughi sfollati per lo più nel vicino Ciad: il tragico bilancio di una spaventosa catastrofe umana che si sta consumando in un clima di inerzia internazionale. Il conflitto scoppiò nel Febbraio 2003 quando due gruppi ribelli, l’Esercito di liberazione del Sudan , ossia Sla sotto la guida di Abdelwahed Mohammad Nur e di Mini Arkoy Minawi e il Movimento per la giustizia e l’uguaglianza, ossia Jem-di Khalil Ibrahim, si armarono contro il governo centrale di Kharthoum pretendendo l’autonomia. Il Presidente Omar Hassan el-Bashir reagì all’insurrezione in Darfur con l’invio dei Janjaweed, i “ diavoli a cavallo”, miliziani arabi filo-governativi. I guerrieri della morte assalgono ed invadono i villaggi, violentano le donne sotto gli occhi dei bambini, seviziano e bruciano vivi gli uomini, distruggono ogni traccia etnica africana. Dopo ogni loro passaggio il villaggio non esiste più; è diventato terra bruciata sulla quale aleggiano le anime delle vittime inermi. Un silenzio pesante ha preso il posto di una vita di fame. Migliaia di donne e bambine in questi sei anni sono state violentate nei villaggi devastatidalle razzie dei gruppi armati e dei Janjaweed. Migliaia di donne scampate allo sterminio vengono stuprate, come riferisce Amnesty International, nel rapporto presentato a Londra il 30 Settembre scorso, nei campi profughi del Ciad e nelle loro vicinanze,quando si allontanano per cercare legna e cibo, dagli abitanti dei villaggi confinanti ai campi, da presunti portatori di pace e da soldati ciadiani, proprio quelli chiamati a tutelare la loro incolumità. Amnesty ha riferito che la popolazione femminile a rischio stupro nei campi profughi è composta da oltre 142mila unità, su 260mila rifugiati che sono fuggiti dal Darfur negli ultimi sei anni, dal 2003 ad oggi, e che sono ospitati in 12 centri di accoglienza ai confini. Il Governo non ha mai indagato né processato i portatori di morte e non ha mai accolto i dispositivi di pace , tra cui la risoluzione N.1706 dell’Onu. Il Presidente el-Bashir ha annunciato più volte il “cessate il fuoco “; annunciato, non reso operativo. Marzo 2009. La Corte penale internazionale dell'Aja emette un ordine di arresto internazionale contro il presidente sudanese Omar al Bashir con l'accusa di crimini di guerra nel Darfur. Viene respinta l'accusa di genocidio. Luglio 2009 Nel corso del vertice svoltosi a Sirte (in Libia), l’Unione Africana (UA) dichiara di non voler cooperare con la richiesta di arresto per il Presidente del Sudan al-Bashir, emessa dalla Corte Penale Internazionale (CPI) all’inizio del marzo scorso.
Società
Firma : Rita Bellacosa
Il Nudo e Il Crudo: Il Darfur17/10/2009 - 20:57
Il Darfur, “terra dei Fur”, regione sud-occidentale del Sudan, è abitato in parte da tribù nomadi arabomusulmane dedite alla pastorizia, e in parte da tribù stanziali africane di religione animista, cristiana e musulmana dedite all’agricoltura. Poveri gli abitanti ma ricchissimo il territorio di risorse minerarie e petrolifere che esporta soprattutto in Cina. Dal 2003 il Darfur è diventato un immenso campo di sterminio e distruzione; 300.000 civili massacrati, migliaia di stupri, più di due milioni e mezzo di profughi sfollati per lo più nel vicino Ciad: il tragico bilancio di una spaventosa catastrofe umana che si sta consumando in un clima di inerzia internazionale. Il conflitto scoppiò nel Febbraio 2003 quando due gruppi ribelli, l’Esercito di liberazione del Sudan , ossia Sla sotto la guida di Abdelwahed Mohammad Nur e di Mini Arkoy Minawi e il Movimento per la giustizia e l’uguaglianza, ossia Jem-di Khalil Ibrahim, si armarono contro il governo centrale di Kharthoum pretendendo l’autonomia. Il Presidente Omar Hassan el-Bashir reagì all’insurrezione in Darfur con l’invio dei Janjaweed, i “ diavoli a cavallo”, miliziani arabi filo-governativi. I guerrieri della morte assalgono ed invadono i villaggi, violentano le donne sotto gli occhi dei bambini, seviziano e bruciano vivi gli uomini, distruggono ogni traccia etnica africana. Dopo ogni loro passaggio il villaggio non esiste più; è diventato terra bruciata sulla quale aleggiano le anime delle vittime inermi. Un silenzio pesante ha preso il posto di una vita di fame. Migliaia di donne e bambine in questi sei anni sono state violentate nei villaggi devastatidalle razzie dei gruppi armati e dei Janjaweed. Migliaia di donne scampate allo sterminio vengono stuprate, come riferisce Amnesty International, nel rapporto presentato a Londra il 30 Settembre scorso, nei campi profughi del Ciad e nelle loro vicinanze,quando si allontanano per cercare legna e cibo, dagli abitanti dei villaggi confinanti ai campi, da presunti portatori di pace e da soldati ciadiani, proprio quelli chiamati a tutelare la loro incolumità. Amnesty ha riferito che la popolazione femminile a rischio stupro nei campi profughi è composta da oltre 142mila unità, su 260mila rifugiati che sono fuggiti dal Darfur negli ultimi sei anni, dal 2003 ad oggi, e che sono ospitati in 12 centri di accoglienza ai confini. Il Governo non ha mai indagato né processato i portatori di morte e non ha mai accolto i dispositivi di pace , tra cui la risoluzione N.1706 dell’Onu. Il Presidente el-Bashir ha annunciato più volte il “cessate il fuoco “; annunciato, non reso operativo. Marzo 2009. La Corte penale internazionale dell'Aja emette un ordine di arresto internazionale contro il presidente sudanese Omar al Bashir con l'accusa di crimini di guerra nel Darfur. Viene respinta l'accusa di genocidio. Luglio 2009 Nel corso del vertice svoltosi a Sirte (in Libia), l’Unione Africana (UA) dichiara di non voler cooperare con la richiesta di arresto per il Presidente del Sudan al-Bashir, emessa dalla Corte Penale Internazionale (CPI) all’inizio del marzo scorso.
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